Truck cartoon
E se i camionisti fossero dei personaggi dei cartoni animati?
Con il suo stile ironico e mai banale, nella serie “Siamo Carichi”, Laura ci racconta spaccati e momenti della sua vita di autista professionista.
In questo articolo, Laura ci parla di di come sarebbero i camionisti, se fossero dei cartoni animati...
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Tra il grigio dell’asfalto e il traffico, noi camionisti viviamo quasi tutta la nostra vita. Immersi in correnti tortuose e rumorose sfiliamo vicino alle città, ci addentriamo in zone rurali.
Avremmo potuto scrivere noi un libro dal titolo “50 sfumature di grigio”, ma sicuramente sarebbe stato meno… appassionato. Decisamente meno.
Infatti noi viviamo generalmente in una scenografia più illusoria, surreale e fantasiosa, simile alla realtà, ma non identica. Noi camionisti al massimo possiamo aver scritto qualche episodio di scenette comiche e irriverenti.
Così, a forza di vivere nella fantasia, diventiamo come i personaggi dei cartoni che ci facevano ridere da piccoli. Animiamo le nostre ambientazioni con espressioni buffe, nomignoli strani e sembianze originali. Dalla canotta alla Homer Simpson (diventata un must have della stagione camionista), all’outfit primitivo con tanto di clava al seguito come i Flinstones. Qualcuno azzarda una giacca come Lupin, altri sembrano più Mister Bean.
In realtà, tre sono i cartoni animati nei quali noi camionisti ci rispecchiamo tutti. Tre sono quelli che ci definiscono come categoria, marcando un segno distintivo che ci accomuna tutti.
Wacky Races, Le Corse Pazze.
La lotta alla supremazia in versione camionista. Le più disparate tipologie di camion, più o meno allestite a festa si sfidano con trucchetti e sotterfugi per arrivare alla meta. “I più famosi e spericolati piloti che partecipano a una gara senza regole”:
I frigoristi come Peter Perfect tutti impettiti e tirati a lucido, quelli del bestiame alla guida degli “Spaccatutto” accompagnati dai loro amici a quattro zampe, quelli del ribaltabile con “La Multiuso” nome perfetto per chi può caricare di tutto, le donne come Penelope Pitstop che si truccano usando gli specchietti, quelli da cava con le macignomobile (un nome una garanzia)
Tutti partecipano a una corsa senza esclusione di colpi, mostrando altezzosi e orgogliosi i propri veicoli. Ognuno di noi in questa gara avvincente, qualche volta si è trasformato nel collega scorretto che tende agguati fallimentari al limite del regolamento. Perchè proviamo a essere diabolici com Mr. Dastardly, ma alla fine siamo buoni come Muttley.
Bags Bunny e i Looney Tunes
Una sorta di comicità con cui siamo costretti a gestire le nostre giornate, quella noncuranza che ci salva dal baratro della disperazione. L’atteggiamento un po’ menefreghista ci aiuta quando dobbiamo risolvere guai che non ci appartengono, ma se la prendono comunque con noi.
Come Bugs Bunny con Taddeo, ci puntano il dito contro pensando di poterci intimidire, ma noi davanti alla rabbia e alla presunzione altrui risolviamo tutto facendo spallucce come a indicare di non aver capito. Quella strafottenza di essere certi di sapere, ma di far finta di cadere dalle nuvole.
Insomma, la carota in mano e “Ehm, che succede amico?” Di Bugs è come il nostro: “Ehm, chiama l’ufficio traffico!”
Quando invece il problema lo causano gli altri passiamo da essere esili coniglietti a diavoli del trasporto, i Taz della situazione. Qualcuno grande come un orso, qualcun altro al massimo arriva ad assomigliare a un orsetto lavatore. Qualunque sia la nostra stazza, in quei momenti siamo pronti a fare una rivoluzione. Iniziamo sceneggiate da mettere a soqquadro qualsiasi cosa ci sia intorno a noi, minuti da dramma per poi ansimare sfiniti davanti a gente incredula.
Sbollita la rabbia, come cuccioli in cerca di affetto che sanno di aver sbagliato, rispettiamo diligentemente ciò che ci aspetta.
Tra tutti i Looney Tunes ne esiste uno che merita un capitolo a parte, quello che a mio avviso ci assomiglia più di tutti.
Willy il coyote
L’ irrefrenabile passione, mista a fame, che ci spinge tutti i giorni a voler provare a farcela in questo settore così complicato e agguerrito. Nonostante tutte le batoste che riusciamo a prendere, non demordiamo mai. Ad ogni occhiata beffarda del “beep beep” della situazione, noi rispondiamo con sguardi sfidanti e convinti che la prossima idea geniale sarà quella decisiva.
Useremo qualsiasi stratagemma per riuscire a realizzare l’impresa eroica: sopravvivere. Passare il collega che deve scaricare, pregare la portineria di lasciarci entrare, far comprendere all’ufficio traffico che no, quel giro in nove ore di guida proprio non si può fare, trovare un’area di sosta sicura.
Il fine giustifica i mezzi dicevano e proprio come Willy il coyote, le proviamo tutte per riuscire a prenderci il nostro posto in prima fila. Come lui però, ogni volta qualcosa ci frega e non ci resta che alzare gli occhi in cerca di un po’ di pietà.
Il problema di essere Wile E. è che non si impara mai la lezione.
Mai.
Anche quando tentiamo di guardare oltre, quando proviamo a capire chi ci dice che non ci siamo mai, anche quando il gioco non vale la candela perché i nostri sacrifici non vengono ripagati, noi continuiamo. Imperterriti. Sperando di poter cambiare un settore che a volte ci sta stretto, che ci fa sentire incompresi, che però ci insegna a vivere. Come i cartoni animati.
Ci insegna cosa significhi fare dei sacrifici, reali e tangibili, talvolta smisurati. Ci insegna il senso della responsabilità verso noi stessi e gli altri. Ci aiuta a sviluppare una buona dose di arte dell’arrangiarsi che non guasta e, che lo crediate o no, ci insegna la cosa più importante di tutte… Il valore della vita.
Quella che vediamo perdere ai nostri colleghi, quella che ci sfugge dalle mani quando viviamo la crescita dei nostri figli al telefono, la nostra che sperimentiamo in cabina. È con questi sentimenti che tutti noi, indipendentemente da che personaggi siamo, ci svegliamo ogni mattina.
In fondo il voler mostrare un’identità altrimenti nascosta da carrozzerie tutte simili, il sapersi arrangiare in ogni situazione e, qualche volta, mostrare i denti per far valere i nostri diritti sono comportamenti dettati da un’unica cosa, viva, beffarda e a volte losca perché ci allontana dai nostri cari, altre volte intensa perché ci permette di avvicinarci a persone meravigliose, mosse dai nostri stessi ideali e da qualche esperienza in comune che possiamo trovare solo nel nostro settore.
La passione è ciò che ci lega tutti e non è quella per il camion (quella può svanire con il tempo), o per il senso di libertà che ci regala viaggiare (che oggi non è più così libero), ma è quella che ci permette di essere traghettatori di ricordi, confessioni, espressioni e esperienze. È quella che ci fa tornare ogni giorno un po’ fanciulli e rivivere le emozioni genuine che solo una cosa per bambini può fare: i cartoni animati.