Santa Trucker is coming to town
Ma il camionista è un pò come Babbo Natale?
In questo articolo, Laura, la nostra camionista blogger ci parla di di natale e di cosa significa tornare a casa per i camionisti...
Da quando ho iniziato questo lavoro mi sono sempre immaginata il camionista come una sorta di Babbo Natale, meno fantasioso e più reale, ma con la stessa immagine romantica di colui che porta qualcosa per te.
Più lo facevo più invece capivo che per gli altri di Babbo Natale avevano al massimo le sembianze. In jeans e zoccoli, il caro vecchio Babbo sembra più il nonno di Heidi scontroso e burbero che il simpatico panciotto proveniente dal villaggio di Elfi.
Noi ci abbiamo provato a rafforzare l’immagine romantica addobbando i nostri camion con luci di ogni tipo, ma siamo finiti a sembrare più un catalogo di luminarie che una slitta di Natale. Profumi appesi come palline decorative, interni barocchi, clacson che le campanelle delle Renne ciao proprio. Regali dell’autogrill che sembrano prototipi andati male.
Abbiamo anche tentato di alzare al massimo la playlist di Bublè che a Natale è una garanzia come i pranzi imperiali e i cinepanettoni, ma niente… nulla è servito.
Che ci piaccia o no, noi non siamo Babbo Natale.
Del resto, lui passa dal camino e ha una renna di nome Rudolph con il naso rosso. Non so voi, ma io, il naso rosso lo vedo solo con il raffreddore.
Però ho capito che a qualche personaggio natalizio possiamo assomigliare anche noi, seppure non sia ciò che ci aspettavamo. Come ogni festa che si rispetti, ne sentiamo la magia mentre siamo a casa.
Ecco, quindi, che mentre ci avviciniamo al focolare prendiamo le sembianze del GRINCH.
Lo specchio della nostra scettica coscienza per non cedere all’illusione del fatidico rientro a casa, che sappiamo non essere definitivo nemmeno quando siamo davanti alla porta. È l’autodifesa per non dover ricostruire una speranza rotta o per ritrovarne una perduta.
Una vocina stridula, petulante e scorbutica che tenta di convincerci che nulla è ancora deciso, che non avremo mai il nostro Natale perché saremo condannati da qualche imprevisto dell’ultimo minuto.
In questo tentativo di autoconservazione diventiamo verdognoli, pelosi e isterici al pari dei nostri dialoghi interiori. Sconclusionati e illogici.
“Perfino se volessi andare, i miei impegni non me lo consentirebbero”.
“L’agenda è piena… Certo, se spostassimo il disprezzo altrui alle 21 avremmo il tempo di scivolare lentamente nella pazzia”.
Preferiamo essere schivi e solitari fino all’ultimo, piuttosto che nutrire false speranze. Tutti i dialoghi, però, si fanno in due e per fortuna qualche volta vince Cindy Lou, la bambina che ancora crede che ci sia una possibilità per tutti e riesce a convincere il Grinch.
Ogni tanto anche noi abbiamo un lieto fine.
Passare dal Grinch a Kevin di “MAMMA, HO PERSO L’AEREO” è un attimo. Solo che qui l’unica cosa che perdiamo è la cena della Vigilia. Come la famiglia di Kevin si è dimenticata il figlio, noi ci dimentichiamo le pedane.
“Devi tornare indietro” e il Natale è distrutto.
No. Ogni mezzo è giustificato per arrivare all’obiettivo. Qualsiasi stratagemma è concesso per difendere la cosa più preziosa che abbiamo. Determinazione.
A questo punto via libera alle idee per non tornare indietro. Simulare un malessere, un’emergenza, una rapina, un blocco della stradale. L’idea vincente arriva per tentativi, ma l’importante è provare.
“Ah, venite a prendermi!” Iniziamo a ripetere in loop a conferma della nostra geniale trovata. E via di corsa verso casa.
Sempre più vicini, esclamiamo: “Oh!” Alle renne… scusate ai cavalli del camion, “Oh”, per la gioia,“Oh” per il regalo dimenticato.
“OH OH OH” riassuntivo.
Corriamo senza sosta chiedendo il massimo a noi e al nostro fedele compagno di viaggio. Cantiamo facendoci forza, avvisiamo tutti che stiamo arrivando. Iniziano i preparativi per il grande arrivo, che ovviamente non è più quello di Babbo Natale, ma il nostro.
Se potessimo sentire chi ci aspetta, probabilmente sentiremo: “Santa Trucker is coming to town!”
Stiamo arrivando verso casa e tutto prende senso. Improvvisamente acquistiamo quel valore che pensavamo non di avere. Quello di colui che porta a casa qualcosa di prezioso… ed è vero. Portiamo a casa noi stessi.
Se c’è una parte della vita in cui il camionista non è più solo, è proprio questa. È vero: fare l’autista è, generalmente, un lavoro solitario.
Così è visto, così è ancora strutturato, così è come ve l’ho raccontato.
Perché fino ad oggi vi ho descritto ciò che noi viviamo in cabina.
C’è però un altro posto dove il camionista ama stare; quel posto dove, quotidianamente, corrono i suoi pensieri più preziosi: a casa.
In quel luogo godiamo dell’appoggio e dei sacrifici della nostra famiglia. Comunque sia composta. Coloro che accettano di non vederci per giorni, di sentirci al telefono e di vederci arrivare e ripartire di corsa. I sacrifici per pianificare la vita di tutti in base alle nostre esigenze e alle nostre non certezze.
Famiglie che nutrono ogni giorno la speranza che, almeno oggi, sia una giornata migliore della precedente. Bambini che ad ogni rumore di porta aspettano con ansia il rientro di chi vive al volante. Compagni che preparano cene che vengono mangiate fredde. Persone che, tra gli impegni quotidiani, nascondono preghiere per noi. Bambini che, nonostante tutto, rimangono affascinati dai nostri giganti buoni.
Il momento del rientro è magico. Come il campanello a Natale, il pacchetto fuori dalla porta, i pranzi tutti insieme, il profumo di arancia e cannella. Quando rientriamo l’atmosfera si riempie di una piccola e impercettibile magia. Abbiamo carichi di avventure da raccontare, agganciamo luoghi insoliti da dipingere con i più piccoli, sui fogli bianchi.
Decoriamo i pensieri con i sorrisi di chi, anche oggi, ce l’ha fatta e insieme si gode di questo: della gioia di ritrovarsi, senza pensare al domani.Nel momento in cui apriamo la porta di casa, tutto sembra essere come l’abbiamo lasciato, tutto ha un senso.
Noi amiamo la nostra vita. Chi più, chi meno. Vivere on the road, nonostante i sacrifici e le difficoltà, ci affascina e difficilmente riusciremo a rinunciarci. Siamo sempre pronti a ripartire, sapendo che poi il bello è tornare a casa.
Lì, dove c’è L’AMORE DAVVERO.
Buon Natale.