Siamo Carichi : Una vittoria sicura
Come in una partita di calcio, anche nel trasporto ci sono momenti in cui giocare in sicurezza fa la differenza.
Con il suo stile ironico e mai banale, nella serie “Siamo Carichi”, Laura Broglio ci racconta spaccati e momenti della sua vita di autista professionista.
In questo articolo, Laura ci spiega perché nel mondo dei trasporti la sicurezza è un fattore determinante.
_________________
Alzi gli occhi e vedi rosso davanti a te. Il rosso degli stop della fila che diventa sempre più vicina.
Stringi forte il volante e butti tutto il tuo peso sui freni sperando che basti. Un sibilo acuto risuona e riempie l’aria, offuscando qualsiasi altro rumore.
La cisterna davanti a te è terribilmente vicino.
Stop.
Sei riuscito a fermarti.
Qualche istante prima…
Se hai già letto le puntate precedenti, sei a metà del tuo viaggio, hai conosciuto l’autista, pulito la cabina, affrontato l’inferno nei primi luoghi di scarico, incontrato le donne al volante e fatto i conti con la tecnologia con cui qualche volta litighi, ma alla quale non riesci a rinunciare.
Insomma, la tua giornata è già stata abbastanza piena.
La schiena affonda completamente sul sedile e le braccia iniziano a diventare sempre più pesanti. Il sole estivo e l’afa rendono l’atmosfera asfissiante.
Vorresti fermarti, ma le aree di sosta sono già intasate da non riuscire ad entrare per un caffè. Probabilmente hai già lavorato le otto ore di una persona qualunque e te mancano almeno altre cinque per concludere la giornata.
In questo preciso momento il fischio di inizio per la partita più importante di tutte.
In certe situazioni, ci assomigliamo tutti e le differenze si appianano: qualcuno abbassa il finestrino, altri cantano a squarciagola, altri ancora mangiano. Qualcuno tutto insieme.
Per affrontare i momenti di stanchezza si escogita qualsiasi piano di attacco, che possa portarci anche solo a un chilometro percorso in più per arrivare a casa.
Cerchi di rimanere concentrato per arrivare a destinazione, provi a non perdere nemmeno un passaggio e speri di aver eseguito tutte le consegne o i ritiri della giornata. Stai correndo per arrivare in tempo e magari riuscire a rientrare.
La testa pesante, un ronzio insopportabile si fa spazio tra i pensieri che fino a qualche istante prima erano logici. La solita strada che percorri tutti i giorni sembra interminabile e la solitudine serena lascia spazio alla noia.
Ecco che, come Chiellini con Saka, arriva a prenderti la distrazione. Proprio mentre pensavi di vincere in casa, arriva lei e ti arraffa, facendoti fare qualche passo indietro. Una notifica sul telefono, un pensiero protratto troppo a lungo e tac.. beccare un palo è un attimo.
Proprio mentre pregusti l’arrivo all’ultimo scarico, sale in cabina con te il peggior passeggero che esista: la fretta, cattiva consigliera. La accogli sprezzante del pericolo, decidi di prendere in giro la sorte e inizi a destreggiarti tra l’angelo buono del “lega bene e controlla” e il diavolo con il suo “da qui a lì, cosa vuoi che succeda”.
Con più danni della friendzone, o dell’ironia degli inglesi prima della partita, vince la fretta del diavolo che hai per tornare e scegli di non legare bene il tuo carico. Proprio nell’ultimo tragitto, come all’ultimo rigore, può accadere l’impensabile, perchè basta una buca, un avvallamento, una brusca manovra per perdere il carico o ritrovarsi in rampa con le pedane completamente a terra. A quel punto, con l’inevitabile sguardo deluso dei magazzinieri, come quello della famiglia reale in tribuna, si passa da “it’s coming home a it’s coming NONE!”
LAST BUT NOT LEAST, ultimo ma non per importanza, il nemico assoluto dei camionisti, il Donnarumma per gli inglesi, quello che arriva quando pensi di aver vinto… il colpo di sonno. Subdolo si prepara, sta in agguato, scruta ogni tua mossa, osserva il tiro e para, proprio mentre pensavi di essere riuscito ad evitarlo con il quindicesimo caffè.
Lo avvertiamo tutti, con il tempo impariamo a conoscere le sensazioni del nostro corpo, c’è a chi tremano le gambe, chi inizia a aver caldo, chi invece si affossa sul sedile.
Abbassare il finestrino non basta, fare il giro del camion in perlustrazione ha la stessa efficacia dei riti scaramantici prima del tiro. Puoi avere tutte le tue tecniche per intuire dove il portiere si butterà, ma alla fine lui è più bravo di te: blocca il tiro e mette a tacere tutti gli scongiuri che avevi fatti per evitarlo. Non c’è nulla da fare, contro di lui nessuno può.
Bisognerebbe imparare a fare del nemico che non puoi sconfiggere un alleato, ma mentre con gli inglesi risulta decisamente difficile, con il sonno l’alleato è il cuscino.
Una perfetta alleanza di comodo.
Sono tanti i fattori che su strada concorrono alla sicurezza e molti di questi, come in una partita di calcio, dipendono anche dal gioco degli avversari. Non sempre, infatti, per quanto tu sia preparato e performante, tutto è sotto il tuo controllo. Qualche volta gli altri giocano come non ti aspetti.
Su strada, qualche volta chi è al volante ha comportamenti che tu non riesci a prevedere.
Tante volte capita di vedere auto infilarsi nella distanza di sicurezza tra due camion, ignari di cosa serva per frenare un mezzo pesante a pieno carico, altre per uscire all’ultimo minuto ti sfrecciano davanti inchiodando. In questi casi, la nostra preparazione conta molto, ma non può tutto.
Quello che vale però, è quando siamo noi a dirigere il gioco, quando siamo noi la squadra più forte e solo la tattica può salvarci. Fermarsi quando si sente la stanchezza permette di evitare distrazioni e i colpi di sonno; non avere fretta durante le fasi di carico e scarico ci aiuta a lavorare in sicurezza, senza danni non solo per le cose trasportate, ma anche per noi stessi e per gli altri perchè, in alcuni settori, lavoriamo sotto a carichi sospesi.
Utilizzare i sistemi di bordo per una guida assistita ci aiuta nelle condizioni di traffico intenso e nei momenti di stanchezza prima di arrivare all’area di servizio, ma non sono sostitutivi dell’autista. Sarebbe come pretendere che fosse il “mister” a giocare al posto nostro.
Siamo noi i giocatori in campo e lo saremo sempre.
Non possiamo essere i capitani e pensare di dirigere il gioco da dietro lo schermo di un telefono, dobbiamo essere vigili e attenti per comprendere anche quali comportamenti modificare.
Sarà sempre nostra la responsabilità della vittoria o della sconfitta, perchè possiamo anche perdere una partita per una giornata storta, ma per vincere un campionato serve altro.